
Quante volte corri veloce per strada e nemmeno uno sguardo alle persone che incroci, così concentrata su te stessa, sui tuoi piccoli litigi, sulle vane incomprensioni, sulle parole mal spese, sugli sguardi sprecati e non vedi l'umanità sofferente che ti passa accanto, che cerca un sorriso solamente, magari un cenno del capo.
Curvo e con passo incerto procede lentamente con il peso di anni vissuti e legami perduti.
Dignitoso nel vestire, la sua giacca enorme rivela un fisico spento e ricorda l'uomo forte che era.
Nel suo sguardo c'è un velo, sembra che gli occhi aspettino il pianto, ma si aggrappa alla vita con cocciutaggine tenendo stretta al petto quella borsa di cuoio preziosa, come se fosse l'unica cosa che conta, ancora.
Curvo e con passo incerto procede lentamente con il peso di anni vissuti e legami perduti.
Dignitoso nel vestire, la sua giacca enorme rivela un fisico spento e ricorda l'uomo forte che era.
Nel suo sguardo c'è un velo, sembra che gli occhi aspettino il pianto, ma si aggrappa alla vita con cocciutaggine tenendo stretta al petto quella borsa di cuoio preziosa, come se fosse l'unica cosa che conta, ancora.
anche se vuota ...
RispondiEliminaVuota??? Dentro ci sono azioni e buoni del tesoro per un miliardo di euro. E' un broker della Lehman Brothers in attesa di tempi migliori...
RispondiEliminaHai incontrato Veltroni?
RispondiEliminaVolti spenti e sofferenti
RispondiEliminaOsservano il salone illuminato
e mani scarne si protendono
per afferrare briciole cadute.
Dentro c'è luce e abbondanza
e gli aromi riempiono l'aria,
ma fuori ci sono gelo e tenebre,
e fame e disperazione.
Tra le schiere degli affamati,
nel vento, nel freddo e nella pioggia,
Cristo, il Signore degli Eserciti,
Giace morto sul campo di battaglia.
La sfida- Henry Wadsworth Longfellow.
Bellissima immagine anche se triste. Dipinge la realtà e non credo che sia sempre una scelta voluta.
RispondiEliminapraticamente potrei essere io fra 40 anni, sempre se i numeri non mi fanno impazzire prima :P
RispondiEliminaSì Gaz! succede spesso di essere così concentrati su se stessi da non accorgersi di chi ci sta intorno. Magari non soffre neanche ma un sorriso gli cambierebbe il "tenore" della giornata.
RispondiEliminaGrazie. Ale
Una borsa piena di ricordi che gli permettono di andare avanti.
RispondiEliminaSembra l'immagine di un commesso viaggiatore.
RispondiEliminaSpero non in stile "opera di Arthur Miller"
giardigno65, bentrovato!
RispondiEliminaAleph, ah si? Se lo sapevo, mi offrivo a portagli la borsa ;-)
Fausto, diciamo...che gli assomigliava, specialmente nell'espressione :)
Simo, te mi stai abituando troppo bene...
Franz, forse i nostri occhi in determinati momenti vedono il lato triste della realtà.
Carlo, fra 40 anni... e allora non ci pensare :)
Alessandra, grazie a te!
Du, è vero, anche se è pesante. Ciao
Caigo, è un'immagine vera, purtroppo.
Qualcosa di simile mi accade ogni giorno quando vado a lavoro, camminando, anzi correndo, non per la fretta, ma proprio per non vedere il marciume che deambula tra le vetrine illuminate a festa: e per "marciume" non intendo i poveri e i medicanti, gli alienati e i disadattati, ma tutti gli altri ai quali solo per una questione di apparenze posso accomunarmi, quelli che si sentono i soli degni di camminare eretti per le strade, mentre ai margini di esse altre vite attendono un obolo e uno sguardo. Beh, ogni giorno puntualmente io e lui, di qualche anno più vecchio di me, ma ancora giovane direi, prendiamo "servizio" alla stessa ora, ma alla fine del mio turno lui cerca di sfruttare l'ora di punta per raggranellare qualche altra moneta. Il fatto particolare è che quasi vent'anni fa siamo stati vicini di casa, io ancora un bambino, lui già sulla strada della perdizione (si vociferava). E mai una parola né un saluto tra di noi, né allora né ora. Chissà se lui lo sa, ma non credo. Eppure mi sembra che mi osservi quando passo, come tanti, fingendo indifferenza.
RispondiEliminaGioacchino
Un doloroso aspetto della solitudine, non la solitudine che spesso si desidera per ritrovarsi, ma quella che ti viene a cercare per perderti.
RispondiEliminaCiao Gioacchino e grazie del tuo commento.
RispondiEliminaProbabilmente lui sa e finge appunto indifferenza, ma quel che è certo è che tu lo sai e per lui evidentemente non puoi provarla.
A presto.
Ciao filo cara, è la solitudine che vedo spesso intorno a me e che, inutile dirlo, mi spaventa!
Ciao Gaz!
RispondiEliminaMa ciao, caro Re, un abbraccio!
RispondiElimina"Stanley Cohen,professore alla London School of Economics ricorda che negli anni 50',quando a dodici anni viveva a Johannesburg in Sudafrica,mentre scivolava nel suo letto riscaldato con lenzuola di flanella e piumino ben imbottito,prese a riflettere perchè lui era dentro al caldo e invece un nero adulto fosse fuori al freddo,strofinandosi le mani per riscaldarsi,con il bavero del cappotto rialzato.L'indomani chiese alla madre quale fosse il paese d'origine di quell'uomo nero,dove fossero sua moglie e i suoi figli,e soprattutto perchè dormiva fuori al freddo.La risposta della madre fu che Stanley,il suo bambino,"era troppo sensibile".
RispondiEliminaQualche anno dopo,Stanley,ormai studente di sociologia,cominciò a chiedersi:"Ma i miei genitori vedevano quello che io vedevo o vivevano in un altro universo percettivo,dove gli orrori dell'apartheid erano invisibili? Oppure vedevano esattamente ciò che vedevo io,ma semplicemente non gliene importava nulla o non ci trovavano niente di sbagliato?".Fu così che Stanley costruì la "Sociologia del diniego".Quale meccanismo induce la gente a negare come se non sapesse quello che sa? Non c'è in questo mancato "riconoscimento" che è l'esatto contrario del "diniego",la prima radice,e se vogliamo la più profonda,dell'immoralità collettiva?".
(U.Galimberti,I vizi capitali e i nuovi vizi)
Ciao Gaz.
Bella domanda! Se lo chiede il filosofo e vorrei saperlo anch'io...
RispondiEliminaVedere solo quello che non fa paura, che non porta disagio, che non costringe a mettere in discussione le nostre certezze... eh si, bella domanda!
Ciao Jaè!
Fa paura la propria fragilità, mascherata da certezze.
RispondiEliminaBelle riflessioni, grazie a te e a tutti :)
Il Marinaio, quando abbandona la sua nave e scende in un porto, annusa le voglie di appiglio che taluni individui emanano, come naufraghi.
RispondiEliminaSkip, ringrazio anch'io tutti voi... di cuore!
RispondiEliminaFrancesco, piacere di leggerti, spero ancora!
Bell'immagine :-)
Gazettina, mi permetti di fare una prova?
RispondiEliminaMa filo, accomodati, come fossi a casa tua!
RispondiElimina:-)